Sabato, 13
Febbraio 2010
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Buddhismo : Storia, Origini,
Filosofia e Tradizioni
Alla scoperta del Buddhismo.
Storia, origini, tradizioni, filosofia e la verità alla base del Buddhismo
stesso. Chi era il Buddha? C'è chi dice che si trattasse di un
principe, che fondò il Buddhismo sulle 4 verità, ma alcuni ritengono che
dietro ci sia un'altra storia. Benvenuto su BeliceWeb.it e buona lettura!
Buddhismo Tibetano - Wikipedia Storia antica : Secondo il mito, la prima introduzione del Buddhismo
in Tibet risalirebbe al 173 (regno di Lha Thothori Nyantsen).
Durante il regno del re Songten Gampo (Sron-btsan sGam-po) (617 - 649),
alcuni ministri furono inviati in India allo scopo di apprendere la lingua e
la scrittura indiane, sulle quali il moderno sillabario tibetano è
modellato; grazie alle due mogli buddhiste del re, fu portata la prima
statua buddhista in Tibet. Ma la religione si diffuse e si arricchì solo
durante il regno di Trhisong Detsen (nato nel 742, regnante dal 755, morto
nel 798), anche attraverso il contributo Shantarakshita di Padmasambhava (in
tibetano Guru Rinpoche), famoso mahasiddha "detentore di tutto il Tantra"
giunto nel 786 dal regno dell'U??iyana.
Verso il IX secolo la serie dei "Re Religiosi" terminò; fra questi sovrani,
Lang Dharma perseguitò la religione dal 798 al 842.
Si ebbe, in seguito, una "seconda introduzione" del buddhismo in Tibet
attraverso l'opera di guru e lama indiani e tibetani, di traduttori e di
loro ospiti come il re Lha Lama Yeshe Ö (che invitò un maestro indiano,
Atisha, XI secolo), i traduttori Rinchen Zangpo e Legpai Sherab. In questo
periodo sorsero le tre differenti "scuole" (Sakya, Kagyu e Kadam), oltre
alla tradizione antica, Nyingma (risalente direttamente a Padmasambhava).
Tsongkapa fu il fondatore della scuola dei Gelug con la riforma di quella
Kadam utilizzando principalmente gli insegnamenti di Atisha (fondatore della
tradizione Kadam).
A partire dal XII/XIII secolo, il Tibet fu sotto l'influenza dei Mongoli (il
quarto Dalai Lama, Yonten Gyatso, era di famiglia mongola), che si
appoggiarono alla scuola Sakya: nel 1253 Kubla Khan offrì a Drogön Chögyal
Phagpa alcune province del paese.
Il primo Dalai Lama, Gedun Drub regnò nel XIV secolo (1391 - 1474);
l'importanza della scuola Gelug e delle istituzioni loro collegate,
tuttavia, crebbe considerevolmente solo nel XVI secolo: Sonam Gyatso
(1543-1588) si assegnò per primo il titolo di Dalai Lama, (i due
precedessori furono riconosciuti come tali solo a posteriori): a
dimostrazione dell'influenza mongola sul paese, "Dalai" è parola mongola
(letteralmente significa "oceano") e "Lama" è tibetano per "maestro".
Secondo la tradizione, Altan Khan si rivolse a Sonam Gyatso come "oceano di
saggezza" [1].
Il Potala, residenza storica dei Dalai LamaNgawang Lobsang Gyatso il quinto
Dalai Lama, fu un grande accentratore ed organizzatore, e strinse alleanza
sia con i Mongoli che con gli imperatori Qing dei Manciu.
Il Dalai Lama Thupten Gyatso (1876-1933) riuscì a tenere il paese intatto
nonostante le numerose pressioni esterne [2]. Il governo dei Manciu tentò,
dopo la sua fuga, di deporlo ed al suo ritorno dalla Mongolia dovette
nuovamente fuggire in India, cercando l'aiuto dei Britannici, che però
rimasero neutrali. Nel 1911, in ogni caso, l'influenza dei Manciu sul Tibet
svanì, in seguito al crollo della dinastia dell'Impero.
In occidente la percezione del buddhismo tibetano è stata inizialmente
influenzata dai resoconti dei primi missionari cattolici e, in seguito, gli
studiosi anglicani (Waddell e Davis) lo paragonarono erroneamente al
cattolicesimo. Ai loro occhi il "lamaismo", così lo definirono [3], oltre a
diverse somiglianze formali era ricco di riti e faceva un largo uso di opere
d'arte.
L'invasione cinese
A partire dal 1950, con l'esercito guidato da Chang Kuo-hua [4], i cinesi
occuparono parte del Tibet, data la sua importanza strategica soprattutto
nel momento in cui le tensioni fra Cina ed India andavano acuendosi e quando
sul fronte interno, per limitare il malcontento delle nazionalizzazioni,
occorreva distrarre il popolo dai problemi quotidiani con una "guerra di
liberazione popolare"[5]. Diversi dettagli sono stati in seguito rivelati da
opere di narrativa come "La spia sul tetto del Mondo"[6], nella quale
l'autore inglese Sydney Wignall racconta la sua missione di spionaggio del
1955 e rivela che il buddhismo, le istituzioni e le pratiche religiose erano
fatte oggetto di attacco da parte della forza occupante [7], e si ebbero
stragi e distruzioni di monasteri e opere d'arte.
Il regime cinese ha operato per affievolire il rapporto tradizionalmente
esistente tra i monasteri e la popolazione. Ogni monastero ha oggi bisogno
di un atto ufficiale di registrazione, a concedere o a rifiutare il quale
sono le autorità cinesi.
Diventare monaco e andare a vivere in un monastero, secondo una ricerca del
giornale italiano "L'Avvenire", sarebbe quindi una decisione che spetta al
governo. Inoltre, è il partito e solo il partito che decide se si è
"ufficialmente" monaci. Esiste una sorta di "numero chiuso" dei religiosi. E
c'è persino una lista d'attesa. Si entra solo alla morte o in sostituzione
di un altro monaco: e il "subentro" è deciso o respinto dal regime. Gli
stessi orari di apertura dei monasteri sono decisi dall'autorità
burocratica. Infine, sempre secondo lo stesso studio, il regime si avvale
dello strumento della "rieducazione patriottica": sedute di indottrinamento
forzato a cui sono sottoposti periodicamente i religiosi tibetani.
Il termine Buddhismo Vajrayana è traducibile in italiano come
Buddhismo del veicolo adamantino o Buddhismo del veicolo del diamante.
Lignaggi del Buddhismo Tibetano
I lignaggi del Buddhismo Tibetano sono le principali correnti di
trasmissione degli insegnamenti del Buddhismo in Tibet e nelle aree in cui
si è storicamente diffuso il Buddhismo Tibetano.
I lignaggi si strutturano in monasteri (usualmente ogni monastero afferisce
ad un lignaggio, anche se vi sono monasteri che ne accolgono più di uno)
dove gli insegnamenti sono ripartiti e trasmessi secondo linee diverse. Non
sono però insegnamenti esclusivi: i riti di una scuola possono essere
assunti anche da altre, così come particolari culti di divinità tutelari o
di particolari Yidam o determinati cicli tantrici.
Il lignaggio non è una particolare forma di dottrine cui aderire, ma una
serie di esperienze fisiche e mentali guidate in modo codificato da un
maestro il quale abbia ricevuto da un altro maestro [9] la possibilità di
impartire quelle iniziazioni (Wangkur), trasmissioni orali (Lung / Ka-Lung)
insegnamenti generali e istruzioni specifiche di meditazione da cui trarre
autonomamente delle conclusioni e con cui conseguire i propri fini. Un
esempio è la meditazione Dzogchen, sviluppata in ambito Nyingmapa, e poi
diffusasi principalmente nel lignaggio Kagyupa specialmente in seguito
all'attività del 3° Karmapa Rangjung Dorje[citazione necessaria] e poi in
molti lignaggi esistenti in Tibet e nella regione himalayana, forse un po'
meno nel lignaggio Ghelugpa.
Sempre nel lignaggio Nyingmapa esiste tuttora, a partire da guru Rinpoche
(guru Padmasambhava dell'Uddiyana) il lignaggio dei Terma, testi di
insegnamenti o oggetti sacri di particolarissimo valore, scritti o comunque
prodotti a beneficio delle generazioni successive immerse nelle difficoltà e
sofferenze del Kaliyuga comunemente tradotto come "era delle cinque
degenerazioni" insegnando tecniche, rituali, meditazioni e procedimenti di
ogni tipo per beneficiare gli esseri senzienti nel Kaliyuga, sottoposti a
grandi sofferenze e difficoltà di ogni tipo
Nyingmapa
Il Nyingmapa (rÑin-ma-pa: "lignaggio degli antichi") fu originato dagli
insegnamenti di Padmasambhava, Shantarakshita e Vimalamitra (principalmente)
nel VIII secolo. Costituisce la "prima diffusione" del Buddhismo, o meglio
Buddhadharma. In Tibet era principalmente incentrato sulla pratica del
Vajrayana, a partire dai tantra inferiori fino a quello che nel sistema
Nyingmapa viene chiamato Mahayoga; è all'incirca equivalente agli
Anuttarayogatantra dei lignaggi della seconda traduzione [10]. I due altri
tantra esclusivi di tale lignaggio sono l'Anuyoga e il Maha Ati Yoga, quest'ultimo
conosciuto in occidente con il termine tibetano "Dzok Chen" o estesamente "Dzokpa
Chenpo", quasi sempre tradotto come "grande perfezione" e qualche volta come
"grande completamento". La tradizione Nyingmapa si differenzia dagli altri
lignaggi anche per una diversa ripartizione dei tantra e per differenze nei
testi accettati nel Canone tibetano.
Il Dalai Lama ha definito lo Dzok Chen come "il pinnacolo dei nove veicoli",
sia durante alcuni suoi insegnamenti pubblici sia in un suo libro
Kagyüpa
Statua di Milarepa, Pango Chorten, GyantseIl Kagyüpa (bKa'-brgyud-pa:
"lignaggio della trasmissione orale") è disceso dalla linea di insegnamenti
della "seconda diffusione" del Buddhismo in Tibet, che risale, considerando
che si sta parlando del lignaggio breve (in quanto esiste anche un lignaggio
lungo), al Buddha Vajradhara, Dorje Chang, che fu il lama radice del
mahasidda indiano Tilopa (sono famose le sue parole: Io non ho avuto un guru
umano, il mio guru è Vajradhara).
Tilopa ebbe come discepolo principale Naropa, che fu il supremo guru,
insieme al mahasiddha Maitripa, del tibetano Marpa, il cui discepolo laico
tibetano principale fu Milarepa, mahasiddha tibetano, noto aver più volte
meditato sulle montagne himalayane anche in pieno inverno vestito solo di
una leggera veste di cotone bianco; insegnava spesso tramite i "gur" (in
tibetano) o "Doha" in sanskrito (in italiano canti mistici), in cui dava
insegnamenti all'impronta. Milarepa avrebbe poi realizzato lo stato di
Buddha in una sola esistenza e non in innumerevoli vite come secondo questa
religione accadrebbe la maggior parte delle volte. A Milarepa è attribuito
che di sé abbia detto: «In un solo corpo e in una sola vita... [realizzò la
Buddità insorpassabile]». Mila Shepa Dorje ebbe principalmente due discepoli
che dichiarò essere uno simile al Sole e uno simile alla Luna: il primo era
Gampopa o Dagpo Lha Je, monaco e medico, un grande essere profetizzato dal
Buddha stesso.
Monaco proveniente dalla tradizione Kadampa, Gampopa scelse come suo lama
radice Milarepa, entrando così nel lignaggio Kagyu nel quale introdusse
elementi di Lam Rim Kadampa e probabilmente anche la tradizione monastica.
Il discepolo simile alla Luna fu un laico, un praticante che era diventato
discepolo di Milarepa all'età di undici anni e il suo nome era Rechungpa o
Rechung Dorje Drakpa. Di Gampopa fu discepolo, fra gli altri, Dü Sum Khyenpa
(colui che conosce i tre tempi, passato, presente e futuro), il primo
Karmapa.
Il lignaggio breve è quindi: lama Dorje Chang (guru Vajradhara), Tilopa,
Naropa, Marpa, Milarepa, Gampopa e i Karmapa essi stessi profetizzati dal
Buddha Shakyamuni in vari testi quale ad esempio il "Samadhirajasutra" e il
"Lankavatarasutra; nel Mahaparinirvanasutra il Buddha profetizzò invece il
grande guru di Uddiyana, guru Rinpoche. Insegnamenti fondamentali dei
Kagyupa sono quelli riguardanti i "mezzi abili" come ad esempio i sei Yoga
di Naropa e i sei Yoga di Niguma e la consapevolezza primordiale (Yeshe)
della Mahamudra (in sanscrito), Chak Chen (in tibetano).
Kadampa
Il Kadampa (bKa'-gdams-pa: "lignaggio di quelli legati dal precetto") è un
lignaggio della "seconda diffusione" del Buddhismo in Tibet, fondato da
Butön (Bu ston) (1290-1364) sugli insegnamenti del suo maestro bengalese
Atisha (anch'egli discepolo di Naropa); ebbe il ruolo di fondatore del
lignaggio Kadampa. Basato sull'austerità monastica, rispetto delle regole
monacali del Vinaya, e sullo studio della Prajñaparamita nel XV secolo, il
lignaggio Kadampa fu riformato da lama Tsong Khapa prendendo vari nomi quali
Ghedenpa e Ghelugpa (quest'ultimo è quello comunemente usato). Butön viene
ricordato per aver colletto il Canone tibetano. Il discepolo principale di
Atisha fu Drom Tonpa.
Shijepa
Lo Shijepa (Zhi-byed-pa) è un lignaggio diffuso in Tibet dal mahasiddha
indiano Padampa Sangye (Pha-dam-pa Sangs-rgyas) nel XI secolo ed è
particolarmente indirizzato alle tecniche di assorbimento ed eliminazione
dei "demoni". Ma gCig fu l'esponente che maggiormente elaborò questa
dottrina nel gCod [12].
Jonangpa
Il discepolo del kashmiro Candranatha, Dolpopa Sherab Gyaltsen (Shes-rab
rgyal-mtshan) (1292-1361) fondò in Tibet il Lignaggio Jonangpa (Jo-nang-pa)
che in realta' non era che il nome del Monastero nel quale Dolpopa Sherab
Gyaltsen entro' a studiare. Il Monastero di Jonang era originariamente
Sakyapa e Dolpopa lo trasformo' nella Sede principale del suo nuovo
Lignaggio che appunto prese il nome di Jonangpa, quello del Monastero.
Questo lignaggio oggi non e' estinto, ma quasi, esiste ancora in Tibet
qualche importante Monastero di questo Lignaggio ma la sua importanza esiste
in un altro modo, la sua influenza data dalla visione Shengtong si e'
diffusa nelle altre Scuole, specialmente la Kagyupa e la Nyingmapa che hanno
integrato quasi tutto della Visione Filosofica Shentong anche se esistono
molte differenze importanti tra quelle attuali e quella originale di Dolpopa
Sherab Gyaltsen. Gli insegnamenti che deteneva originariamente il Lignaggio
Jonangpa sono conservati nelle Scuole Kagyu e Nyingma e parzialmente anche
in quella Sakya (il grande e famoso Lama Shakya Chokden, contemporaneo del
famosissimo Lama Gorampa, Sakyapa, accettava la Visione Shentong). È stato
definito "un lignaggio eterodosso", ma secondo altre analisi fu un lignaggio
pienamente attinente agli insegnamenti del Buddha (Sakyamuni); è stato
inoltre supposto che tali insegnamenti furono talmente profondi da
preoccupare grandi lama di altre tradizioni (praticamente Ghelugpa) poiché
praticanti con capacità di comprensione inferiori o intermedie potevano
rimanere confusi e arrivare a conclusioni devianti rispetto all'autentico
insegnamento del Buddha.[citazione necessaria]
Questo lignaggio di insegnamenti giunse dall'India quando il Buddhismo si
stava oramai estinguendo; si è detto che questo lignaggio sia stato oggetto
di contaminazioni Shivaite ma, stando ai grandi lama detentori anche di tali
insegnamenti, lama e Rinpoche Nyingmapa, Sakyapa e Kagyupa (in quest'ultimo
caso si può nominare Khenchen Thrangu Rinpoche) non sarebbe corretto
giudicarlo errato o contaminato da varie e altre visioni filosofiche non
Buddhiste Shivaite o altre.[citazione necessaria]
Le ipotizzate influenze del "tardo" Yogacara o dello Shivaismo sono
contestate in quanto sarebbero frutto di analisi compiute con mentalità
occidentale ed accademica.
Gli insegnamenti centrali del lignaggio Jonangpa erano incentrati sul
Kalachakratantra e imperniati sulla "Tathagatagarbha" (tradotta di frquente
come "natura di Buddha"): effettivamente una traduzione centrata anche
perché Tathagata è un altro titolo del Buddha. Secondo Thrangu Rinpoche, il
Buddha Sakyamuni girò tre volte la ruota del Dharma e cioè diede tre cicli
di insegnamenti: il primo si incentrava sulle "quattro nobili verità", cioè
la verità dell'esistenza della sofferenza, dato comune e riscontrabile
dall'esperienza di chiunque, niente di metafisico; la seconda nobile verità
spiegava l'origine della sofferenza, la terza la cessazione della sofferenza
e la quarta la via per ottenere la cessazione della sofferenza, il Nirvana
Hinayana (niente di metafisico).
Questo primo ciclo di insegnamenti era diretto a coloro che erano capaci di
riconoscere la sofferenza inerente al Samsara e che di conseguenza avevano
sviluppato il forte desiderio di liberarsene: questi erano individui dotati
della cosiddetta "motivazione intermedia", mirando cioè non ad ottenere
rinascite fortunate e ad accontentarsene, ma a praticare il Dharma allo
scopo di ottenere la liberazione individuale dal Samsara senza fine e questo
si definisce "Nirvana Hinayana".
Per eliminare il rischio che i praticanti concepissero tuttavia una
esistenza intrinseca, vera riguardo i fenomeni e il Samsara stesso, il
Buddha diede un secondo ciclo di insegnamenti incentrati sulla
Prajnaparamita [13] che esplicava chiaramente la vacuità profonda di tutti
gli "elementi o aspetti dell'esistenza" compreso il Nirvana. Tutti gli
elementi presi in considerazione, anche venendo considerati in numero di
108, possono essere classificati in due categorie: la persona ed i fenomeni,
e quindi vacuità della persona (Pudgalanairatmya) e vacuità dei fenomeni (Dharmanairatmya).
In seguito il Buddha diede il terzo ciclo di insegnamenti incentrati sulla
Tathagatagarbha, la natura di Buddha, spiegando in tal modo che sebbene ogni
fenomeno senza eccezione fosse vuoto di esistenza inerente, era comunque la
natura vuota e luminosa della mente la base per la manifestazione di ogni
fenomeno di Samsara e Nirvana. Era inoltre la base per ogni possibile
sviluppo: dalla condizione di ignoranza della condizione del Samsara, allo
stato risvegliato e reso privo di oscurazioni e difetti (proprio di un
Buddha). Proseguiva la spiegazione rivelando che ogni essere senziente senza
alcuna eccezione è dotato di questa natura di Buddha, "Tathagatagarbha",
compreso il più piccolo e insignificante insetto come di qualsiasi altro
essere non umano compresi quelli rinati come spiriti malevoli e demoni (in
tibetano: "Don" e "Dre").
Il terzo giro della ruota del Dharma, riguardante principalmente la
Tathagatagarbha, era diretto a eliminare il rischio che i praticanti
cadessero nell'estremo del nichilismo con l'avere come pratica principale la
negazione (anche se riguardante l'esistenza intrinseca); comunque la vacuità
non fu mai negata o posta in secondo piano, essa era meditata come inerente
anche alla Tathagatagarbha. Con il terzo giro della ruota del Dharma, con il
quale fu mostrata in modo chiaro e preciso la natura insieme vuota e
chiara/luminosa della mente quale Tathagatagarbha, con questo ciclo di
insegnamenti si stabilì un ponte concettuale tra il Sutrayana e il Vajrayana.
Sakyapa
Il Sakyapa (Sa-skya-pa: "lignaggio di Sakya") ed i Ghelugpa sono i soli
lignaggi che non rivendicano un fondatore di origine indiana ma tibetana,
anche se questa affermazione[14] è contestata in quanto i Ghelugpa sono
sorti tramite l'attività risvegliata di Je Tsong Khapa, il quale ha fatto
"nascere" il lignaggio Ghelugpa riformando il lignaggio Kadampa originato
dal grande guru e Mahapandita ("grande erudito") Atisha [15] e dal suo
discepolo principale Drom Tönpa (tibetano). Per quanto riguarda i Sakyapa,
hanno avuto come origine dal mahasiddha Virupa uno dei famosissimi 84
mahasiddha dell'India antica [16]. Il nome di questo lignaggio deriva dal
suo monastero più importante, fondato a Sakya (Sa-skya, "terra grigia")
nella provincia di Shigatse da Khön Köchong Gyalpo (Khon dkon-mchong
rgyal-po) nel 1073.
A Sakya, nei primi secoli, si produsse un ampio lavoro di traduzione ed
esegesi dei testi sanscriti, propedeutici all'opera canonica di Butön.
Nel XIII secolo l'abate 'Phags-pa Iniziò Kublai Khan, allo Hevajra Tantra,
diventandone il Lama radice, principale, con il titolo cinese di Dishi
("precettore imperiale") ed ottenendo per i Sakyapa il controllo politico di
tutto il Tibet, oltre che la preminenza religiosa in tutti i domini mongoli,
ma senza per questo limitare la libertà religiosa di tutte le altre
tradizioni.
Con la caduta della dinastia Yuan in Cina anche il potere politico dei
Sakyapa in Tibet venne meno.
Dottrinariamente i Sakyapa sostengono che la luce sia un attributo della
mente e non la sua essenza, come ritengono i Gelugpa.
Ghelugpa
Statua di Tsongkhapa, fondatore della Setta Ghelugpa sull'altare nel suo
tempio nel Monastero Kumbum vicino a Xining, Qinghai (Amdo), CinaI Ghelugpa
(dGe-lugs-pa: "virtuosi"), noti anche con il nome di "Berretti Gialli", sono
il lignaggio più diffuso e più potente del Tibet. A Lhasa nel Potala ha sede
il Dalai Lama, ritenuto dai Ghelugpa un Tülku, emanazione, del Bodhisattva
Chenresig, mentre nel monastero Ghelugpa di Tashilunpo a Shigatse ha sede il
Panchen Lama, Tülku del Buddha Amithaba.
Il fondatore, lama Tsongkhapa, nel XIV secolo fu discepolo dei lignaggi
Sakyapa, Kagyüpa e Kadampa e fu in quest'ultimo lignaggio che si fece
propulsore di una riforma della disciplina monastica che portò alla
formazione del lignaggio Ghelugpa.
Il lavoro principale di Tsongkhapa è il Lam-rim chen-mo ("Il grande sentiero
graduale") è basata sugli insegnamenti di Atisha.
Peculiare dei Ghelugpa è l'importanza data alla logica ed al dibattito
riguardante i soggetti studiati e memorizzati riguardanti ogni campo della
conoscenza del Dharma dell'intero Tripitaka di tutti i sutra e di tutti i
tantra. Parte delle attività giornaliere dei monaci Ghelugpa sono dibattiti
filosofici sulle materie apprese ed una perfetta tenuta etica unita a una
attività costante di meditazione
http://it.wikipedia.org/wiki/Buddhismo_tibetano
Il Buddha, il cui nome era
Siddharta Gautama, visse nell'India del Nord nel VI sec. a.C. Il Buddha
nacque, durante il viaggio che doveva portare la regina Maya, moglie del
capo del clan degli Sakya, il nobile guerriero Suddhodana, a partorire il
primo figlio nella casa paterna, secondo la tradizione del tempo.
Dopo aver raggiunto
l'Illuminazione il Buddha impartì numerosi insegnamenti, in accordo alle
predisposizioni dei suoi vari discepoli, con l'unico scopo di individuare la
via più adatta per ognuno per raggiungere l'Illuminazione.
Le festività buddhiste sono
numerose e si differenziano tra le varie scuole e tradizioni. Tutti i centri
aderenti all’UBI (insieme anche ad altri centri buddhisti italiani)
celebrano però insieme la festa del Vesak, che ricorda 3 momenti
fondamentali della vita del Buddha: nascita, illuminazione e morte. Tale
festa è convenzionalmente festeggiata l’ultimo fine settimana di maggio, ed
è l’unica festività buddhista ufficialmente riconosciuta anche dallo Stato
italiano nel testo dell’Intesa..
Il problema principale che si
incontra nello studio delle filosofie indiane (lo abbiamo già detto altre
volte, ma è importate ripeterlo) è l'enorme difficoltà nell'accertare cosa
abbia veramente detto il maestro originale e quali siano invece le
interpretazioni dei suoi seguaci e discendenti. Il Buddhismo non è
un'eccezione. Ciò è abbastanza comprensibile se si pensa che i tempi del
Buddha sono trascorsi da circa 2500 anni. Perciò cercheremo di parlare del
Buddhismo presentandovi la versione dei Buddhisti storici.
Questa pagina vuole offrire, a
quante più persone possibile, il frutto di oltre 30 anni di studio sul
Dharma compiuti da Aldo Franzoni, che ringraziamo per la sua gentilezza e
disponibilità a pubblicare online sul nostro sito il frutto dei suoi studi.