Fin dall'antichità il Sole è
stato considerato dall'uomo come un'entità dal significato speciale. Molte
culture antiche lo adoravano e ne riconoscevano l'importanza nel ciclo della
vita.
Sebbene abbia sempre ricoperto un ruolo centrale nei calendari, in cui erano
riportati i solstizi, gli equinozi e le eclissi, il Sole venne studiato con
rigore soltanto dopo la scoperta delle macchie solari (immagine a lato). Gli
astronomi cinesi avevano osservato le macchie a occhio nudo fin dal 200
a.C., ma lo studio sistematico di questi fenomeni iniziò solo nel 1611 con
l'opera di Galileo. Grazie anche all'invenzione del telescopio, si delineò
in quegli anni un approccio molto più approfondito allo studio del Sole, che
da allora venne considerato un corpo in continua e costante evoluzione, del
quale si potevano comprendere scientificamente sia le proprietà sia le
frequenti modificazioni.
Il passo successivo risale al 1814, con l'utilizzo dello spettroscopio da
parte del fisico tedesco Joseph von Fraunhofer: malgrado lo spettro solare
fosse già stato osservato nel 1666 da Isaac Newton, l'accuratezza del lavoro
di Fraunhofer gettò le basi per i primi studi teorici dell'atmosfera solare.
Nel 1859 il fisico tedesco Gustav Kirchhoff realizzò che l'assenza di
radiazione di una certa lunghezza d'onda nelle righe di Fraunhofer era
dovuta all'assorbimento da parte di atomi di alcuni elementi chimici
presenti anche sulla Terra. Questo non solo indicava che il Sole è composto
di materia ordinaria, ma dimostrava anche la possibilità di ricavare
dettagliate informazioni sugli oggetti celesti studiando la radiazione
elettromagnetica che essi emettono. Era l'inizio dell'astrofisica.
I progressi nello studio del Sole furono conseguiti grazie alle sistematiche
osservazioni di numerosi scienziati e allo sviluppo di nuovi e più accurati
strumenti, quali lo spettroeliografo, che permette lo studio del Sole a una
sola lunghezza d'onda dello spettro di emissione; il coronografo, che
consente lo studio della corona solare anche in assenza di eclissi; e il
magnetografo, inventato nel 1948 dall'astronomo statunitense Horace Babcock,
che misura l'intensità del campo magnetico sulla superficie solare. In
seguito, lo sviluppo dei razzi e dei satelliti consentì agli scienziati di
osservare anche le radiazioni che vengono assorbite dall'atmosfera
terrestre. Coronografi, telescopi e spettrografi sensibili alla radiazione
ultravioletta e ai raggi X si rivelarono di fondamentale importanza per
l'esplorazione dello spazio.
Nel 1908 l'astronomo George Ellery Hale scoprì che le macchie solari sono
sede di intensi campi magnetici. Una macchia tipica ha un campo magnetico di
intensità pari a 0,25 Tesla, circa 10.000 volte più intenso di quello
terrestre. Gran parte del campo magnetico solare è localizzato intorno alle
macchie. La sua intensità influenza fortemente gli strati più esterni del
Sole. Ad esempio, la turbolenza su larga scala della zona convettiva spinge
il campo magnetico sulla fotosfera e appena sopra di essa fino ai bordi
delle celle di supergranulazione. La radiazione che proviene dallo strato
appena sopra la fotosfera, detto cromosfera, mostra varie figure
caratteristiche. Entro i confini dei supergranuli si innalzano getti di
materia verso la cromosfera fino a un'altitudine di 4000 km in 10 minuti. Le
cosiddette spicole sono causate dall'interazione tra la turbolenza e il
campo magnetico ai bordi delle celle dei supergranuli.
I gas caldi che costituiscono l'atmosfera solare, detta corona, sono
distribuiti in strati di densità decrescente, come illustrato dall'immagine
qui a lato. Le zone blu sono quelle più dense, quelle gialle le più
diradate. L'irregolarità delle superfici di separazione tra uno strato e
l'altro dipende dal campo magnetico del Sole, che interagisce con gli
elettroni e gli ioni presenti nella corona alla temperatura di circa 2,2
milioni °C.
L'energia emessa dal Sole viene irradiata in modo approssimativamente
costante in ogni direzione dello spazio; la fonte di questa energia è
nell'interno del Sole, che, come la maggior parte delle stelle, è composto
prevalentemente da idrogeno (il 71%) ed elio (27%) allo stato di plasma, con
tracce di elementi più pesanti. All'interno del Sole si è individuato un
nucleo centrale, con un raggio di circa 150.000 km, in cui la temperatura
raggiunge i 16.000.000 K e la densità è 150 volte quella dell'acqua. In
queste condizioni, le collisioni tra i nuclei degli atomi di idrogeno
innescano violente reazioni di fusione nucleare. Ogni secondo avvengono
moltissime reazioni, che generano un'energia equivalente a quella rilasciata
nell'esplosione di una bomba atomica di 100 miliardi di megaton.
L'atmosfera esterna del Sole, che si estende per molti raggi solari a
partire dal disco, è detta corona. Tutte le caratteristiche morfologiche
della corona sono dovute alla presenza del campo magnetico solare. La
maggior parte della corona consiste di grandi archi di gas caldo, che sono
più piccoli all'interno delle regioni attive e più grandi tra una regione
attiva e l'altra. Le forme ad arco e a cerchio sono causate dal campo
magnetico.
Negli anni Quaranta si scoprì che la corona è molto più calda della
fotosfera. Quest'ultima, che è la superficie visibile del Sole, ha una
temperatura di circa 6000 K; la cromosfera, che si estende per molte decine
di migliaia di chilometri sopra la fotosfera, ha una temperatura prossima ai
30.000 K. Infine la corona, che si trova al di sopra della cromosfera fino
al confine con lo spazio interplanetario, ha temperatura di oltre 1.000.000
K. Perché si mantengano queste condizioni termiche, ci deve essere un flusso
diretto di energia verso di essa. Attualmente uno dei problemi maggiori
dell'astrofisica solare è spiegare il meccanismo per mezzo del quale tale
calore raggiunge la corona.
Fonte :
http://www.antoniogramsci.com
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http://www.beliceweb.it/ricerca/index.php?art=scienza_e_tecnologia/pianeti.htm
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